Elettronica Grillo - Via N. Lombardi, 34 Mileto Vibo Valentia
L’elettricità
Storia dell'elettronica
L’elettricità c’è sempre stata, fin da quando e sorto il mondo. Essa è patrimonio
della natura, così come lo sono il ferro, il carbone e il petrolio. E all’uomo è
spettato soltanto il compito di rivelarla, prima, e di servirsene poi.
Fu Talete di
Mileto (V sec. avanti Cristo ), il padre della filosofia greca, ad avere il primo
sentore della presenza dell’elettricità in natura; strofinando l’ambra ( in greco:
electron) egli si accorse che questa attirava a sé i corpuscoli, rivelando così,
per la prima volta, questa prodigiosa ed invisibile forma di energia naturale.
Ma
per sentir parlare di elettricità in termini scientifici, si deve giungere nella
metà del secolo 1800, alle grandi scoperte di Luigi Galvani ed Alessandro Volta.
Il grande fisico comasco scoprì che il contatto di due corpi produceva fra essi una
forza elettrica, una impulsione elettrica o una tensione. Queste tre espressioni,
che suonavano spesso come equivalenti nel linguaggio del Volta, espressero un’idea
che era chiara nel suo spirito, e che tradotta nel linguaggio attuale vuol dire che
il contatto di due corpi eterogenei stabilisce, tra essi una differenza di potenziale
elettrico.
E’ stata, quella la prima, vera rivelazione scientifica dell’elettricità.
Poi venne la pila, che produsse profonde mutazioni nella civiltà e che aperse la
via che doveva portare alle scoperte di Oerstedt e di Faraday, all’invenzione delle
macchine elettromotrici, alla telegrafia elettrica, all’illuminazione elettrica,
all’analisi elettrica, alle trasmissioni radio.
Il dialogo elettrico, dunque, si aperse
con Volta e Galvani che accesero, negli anni successivi, un intenso fervore di studi
fra tutti gli scienziati del secolo 1800 e, via via, fino a quelli dei giorni nostri.
Luigi Galvani
Non è qui possibile riferire in dettaglio i lavori di Luigi Galvani, fisico e medico,
nato a Bologna nel 1737, e le sue discussioni con Volta. E’ certo, tuttavia, che
il Galvani diede l’avvio, con i suoi esperimenti, alla tecnica delle telecomunicazioni.
Un secolo prima delle scoperte delle onde radio, il Galvani notò che la produzione
di scintille elettriche, ottenute per mezzo di una macchina a strofino, provocava
rapide contrazioni delle zampe posteriori di una rana uccisa e scorticata, messa
ad asciugare sopra una tavoletta di legno. E le zampe si contraevano tanto più fortemente,
quanto più la scintilla scoccava vicino ad esse. Le scintille elettriche producevano
oscillazioni elettriche e , quindi, onde radio. Le onde radio, raggiungendo i nervi
crurali della rana, determinavano in essi analoghe oscillazioni elettriche, che causavano
le contrazioni muscolari. Le zampe della rana vennero considerate come il primo,
naturale rivelatore di onde radio. Più tardi David Hughes, nato a Londra nel 1831,
scoprì che le scintille elettriche, ovvero le onde radio da esse generate, aumentavano
la conduttività della limatura di ferro, dando così spunto allo scienziato italiano
Calzecchi Onesti per la scoperta del "COHERER", cioè il primo rivelatore radio vero
e proprio. Quel coherer era costituito da un tubetto di limatura di ferro e da un
campanello, collegato fra un’antenna esterna e una presa di terra; esso fu utilizzato
per molti anni avvisatore dell’approssimarsi di temporali attraverso le scariche
elettriche atmosferiche.
Alessandro Volta
Ma uno dei nomi più famosi nella storia dell’elettricità è certamente quello di Tommaso
Alva Edison, inventore ed elettrotecnico autodidatta.. La sua prima invenzione fu
un ripetitore di telegrammi che, per quanto modificato e modernizzato, è ancora in
uso. Egli inventò il microfono a carbone nel 1876, permettendo così l’attuazione
pratica del telefono; nel 1878 inventò il fonografo e nel 1879 la lampadina elettrica
ad incandescenza con filamento di cotone carbonizzato. Successivamente sostituì quel
rudimentale filamento con il platino in ampolla di vetro priva d’aria. Nel 1884 rivelò
per primo il fenomeno del passaggio di corrente tra il filamento incandescente di
una lampadina elettrica ed un elettrodo positivo (o Placca) presente nella lampadina
posto ad una certa distanza dal filamento, dando così lo spunto a Giovanni Ambrogio
Fleming, nel 1904, per la realizzazione della prima valvola radio a due elettrodi,
chiamata diodo usata da rivelatore, in quell’epoca, per la ricezione radio.
Il vero
scopritore di onde radio fu Enrico Hertz, nel 1888, le onde radio sono così legate
al suo nome con l’espressione universalmente diffusa di onde hertziane.
Hertz
Ad Hertz si deve ancora la scoperta dell’effetto fotoelettrico, che è oggi alla base
del cinema sonoro e della televisione.
Ma l’anno che segnò una tappa fondamentale
nella storia dell’elettronica fu il 1895, quando Guglielmo Marconi, facendo scoccare
scintille fra un’antenna e una presa di terra, riuscì a realizzare il primo ricevitore
radio, nel quale il rilevatore era rappresentato da un tubetto contenente limatura
di ferro; con questo esperimento, felicemente riuscito, prese l’avvio la telegrafia
senza fili, e già nel 1897 Guglielmo Marconi potè effettuare la prima trasmissione
radiotelegrafica attraverso il canale di Bristol, su una distanza di 13 km. Successivamente,
nel 1898, Marconi effettuò un’altra trasmissione radiotelegrafica attraverso il canale
della Manica, su una distanza di 33 km. La prima trasmissione transatlantica, sulla
distanza di 3600 km., fu realizzata ancora da Marconi nel 1901 e nel 1904 stabiliva
un servizio di notizie per le navi di tutto il mondo. Ma il primo grande servizio
reso dalla telegrafia senza fili, che nel 1909 colpì e commosse l’umanità intera,
fu il salvataggio del piroscafo "Republic" che, in procinto di affondare nell’Atlantico,
potè mettere in salvo tutti i passeggeri e l’intero equipaggio imbarcandoli su cinque
altri navi accorse sul luogo dopo aver captato l’S.O.S. In questo stesso anno a Guglielmo
Marconi fu conferito il più alto riconoscimento dell’umanità, il premio Nobel.
In questo dipinto Di Giuseppe Bertini, che risale al 1897, Alessandro Volta è raffigurato
mentre interpreta per Napoleone I la sua invenzione più famosa: la pila elettrica.
Nel 1907 lo scienziato americano Lee De Forest, riprendendo l’invenzione della valvola
a due elettrodi di Fleming, inventò la valvola amplificatrice, aggiungendo alla valvola
di Fleming un terzo elettrodo, la griglia. Quella valvola prese il nome di TRIODO.
L’anno della radio può essere considerato il 1913, quando E.H. Armstrong riuscì per
mezzo delle valvole termoioniche di Fleming e di De Forest a realizzare un amplificatore
a circuiti accordati. E a questo stesso scienziato statunitense, ingegnere radiotecnico,
si deve l’invenzione del circuito a reazione, di quello supereterodina (sistema a
conversione di frequenza utilizzato anche oggi sulle più moderne radio e autoradio),
del circuito superrigenerativo e lo sviluppo degli studi sul sistema di trasmissione
e ricezione in modulazione di frequenza.
All’inizio del 1920 alcuni dilettanti, tra
i quali un gruppo di italiani, riescono ad effettuare comunicazioni a grandissima
distanza sulle onde corte e con potenze irrisorie. Nascono i primi radioamatori.
Nel 1930 ha inizio la produzione commerciale di ricevitori radio a conversione di
frequenza, cioè con circuito supereterodina, alimentati per mezzo della rete elettrica.
Nel
1940 in Inghilterra si sfruttano le microonde per realizzare apparecchiature capaci
di individuare un ostacolo posto fuori della portata ottica. E in questo stesso periodo
di tempo America ed Inghilterra uniscono i loro sforzi per modificare e migliorare
il RADAR.