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L’antica littorina

L’antica storia della "littorina"



In un momento in cui si sente parlare tanto dell’urgente bisogno di decongestionare il traffico sulla strada statale 18, forse non tutti sanno che quasi un secolo fa era stata messa in atto la sospirata valida alternativa all’importante arteria. Fu inaugurata, infatti, nel lontano 2 luglio del 1917 la tratta ferroviaria Vibo Marina-Monteleone mentre ci vollero altri sei anni, e precisamente il 4 ottobre del 1923, perché la linea ferrata giungesse a Mileto. Il tratto ferroviario di circa 28 chilometri, nel programma iniziale delle complementari di Puglia, Basilicata e Calabria, doveva essere di circa 120 chilometri e avrebbe dovuto far parte del progetto che da Porto S. Venere a Soverato avrebbe consentito il collegamento del Tirreno allo Ionio. Una sorta di trasversale delle Serre su strada ferrata. Mai completata per l’inadempienza dei governi che si succedettero, nel tratto Porto S. Venere-Mileto la ferrovia fu determinante, per quasi mezzo secolo, per lo sviluppo economico e culturale del territorio vibonese. Grazie al continuo via vai dapprima dei treni misti a vapore, con le sue vetture di prima e terza classe, e successivamente delle moderne "littorine" diesel, le popolazioni del territorio ebbero a portata di mano le scuole di Vibo Valentia, le località della costa degli Dei e poterono spostarsi comodamente per intessere scambi commerciali. La tratta ferroviaria, con partenza da Porto S. Venere, prevedeva le fermate alle stazioni e ai caselli di Pizzo Calabro, Longobardi-S. Onofrio, Monteleone, Vena, Ionadi-Cessaniti, San Costantino Calabro e infine Mileto. Un tratto con paesaggi pittoreschi, dove la vista del golfo Lamentino, con i piroscafi attraccati ai moli foranei, cedeva il passo agli uliveti e all’ampia valle del fiume Mesima. Purtroppo, lungo il tracciato, molti erano i tratti franosi e il conseguente rischio di caduta di massi sui binari. Il 27 ottobre del 1927 proprio a causa di un macigno di circa cento quintali caduto nei pressi della stazione di Longobardi, la tragedia fu evitata soltanto grazie alla prontezza del macchinista Giuseppe Crea che riuscì, azionando i freni, a bloccare la locomotiva a pochi centimetri dall’ostacolo. Una sciagura ferroviaria, purtroppo, soltanto rimandata nel tempo. Il 17 novembre del 1951, infatti, l’automotrice 36 venne trascinata a causa del crollo dell’ultima arcata del ponte Ciliberto, sito tra Pizzo e Vibo Marina, da un’altezza di circa 18 metri. Undici furono i morti e trentotto i feriti. La tragedia contribuì a determinare la lenta agonia della linea. Dapprima rimase funzionante solo il tratto Mileto-Pizzo ma successivamente, a seguito dell’istituzione di un servizio di autobus tra Vibo Marina e Mileto, la linea ferroviaria venne smantellata e chiusa. Chiusura che fu decretata tra il rammarico della cittadinanza, nello specifico, il primo ottobre 1953, a soli quarantasei anni dalla sua istituzione.

Giuseppe Currà